Parks intervista Francesca Bellani di Bproud

In occasione della giornata mondiale dell’orgoglio bisessuale 2023,
Parks intervista Francesca Bellan, co-fondatrice di Bproud.

D – Come e perché è nato il vostro progetto?

R – Bproud è nato nel 2008 in seguito a una mia necessità di condividere le informazioni sulla bisessualità che avevo raccolto su diversi siti inglesi e americani. Mi sono resa conto di non essere attratta in modo esclusivo da un solo genere relativamente tardi, verso i 25 anni, mentre avevo una relazione di lunga data con un uomo. Dapprima la consapevolezza riguardava solo l’attrazione fisica, ma quando mi sono innamorata di un’altra donna per la prima volta ho iniziato a mettere in discussione il mio orientamento sessuale. Questo processo, graduale e non semplice, ha raggiunto il culmine nel momento in cui mi sono innamorata di Silvia, mia moglie, e ho intrapreso una relazione con lei. All’epoca non c’erano informazioni affidabili sulla bisessualità e non esisteva una comunità italiana. Mi sono sentita molto sola in un momento in cui avrei avuto bisogno di sostegno da parte di persone che capivano quello che stavo vivendo. Così, una volta raggiunta una certa serenità e accettazione di quello che sono, ho voluto condividere quello che aveva aiutato me nel mio percorso, sperando che potesse aiutare anche altre persone. Da lì è nata l’idea di Bproud, che inizialmente era un blog gestito unicamente da me e Silvia. Negli anni il progetto si è evoluto molto: ora ne fanno parte persone di età, orientamento sessuale e identità di genere diverse, sparse un po’ in tutta Italia, e ognuna di esse dà il proprio contributo a livello pratico (ad esempio nella gestione dei profili social) e personale (rispondendo alle richieste di confronto e supporto). Da diversi anni, inoltre, partecipiamo in presenza a eventi di divulgazione e sensibilizzazione su queste tematiche organizzati dalle principali associazioni LGBTQIA+ presenti sul territorio nazionale.

D – Quali sono i pregiudizi maggiori che la comunità bisessuale si trova ad affrontare?

R – I pregiudizi che più diffusi sono che le persone bisessuali e pansessuali non sono in grado di essere fedeli, che stanno solo attraversando una fase perché prima o poi “sceglieranno” di essere etero o omosessuali, che sono indecise, bugiarde e che hanno bisogno di stare con un uomo e una donna contemporaneamente. Nella nostra esperienza personale e di attivismo, quasi tutti, prima o poi, si sono sentiti definire in questo modo.

D – Nel vostro sito internet, avete una sezione chiamata “BProud risponde”, in cui invitate l’utente a farvi domande e a togliersi qualche curiosità. Quali sono i dubbi più ricorrenti o le paure maggiori della comunità bisessuale?

R – Ci scrivono tantissime persone con età, estrazione sociale, identità di genere e situazioni di vita estremamente diverse tra loro. Oltre alle storie che vengono pubblicate sul blog, riceviamo molte e-mail di persone che preferiscono un ascolto in forma più privata. Le paure e i dubbi più ricorrenti riguardano il disorientamento che deriva dal rendersi conto del fatto di essere attratti da una persona di genere diverso da quello per cui si è sempre provato attrazione. Spesso ci troviamo a prestare ascolto a persone che temono di non poter avere una vita relazionale felice e soddisfacente. A volte chi ci scrive è in una relazione da tanti anni, magari con figli, e prova un profondo senso di smarrimento, ma capita anche che a scriverci siano i/le partner di queste persone per ricevere consigli e condividere le loro paure. Per quanto ci è possibile facciamo del nostro meglio per rassicurare e incoraggiare, sottolineando il fatto che con una comunicazione onesta e sincera con il/la proprio/a partner è comunque possibile avere una relazione serena e appagante.

D – Spostando l’attenzione sull’ambito lavorativo, un grosso tema da affrontare per la comunità LGBT+ è quello del coming out coi colleghi. Come viene vissuto (o come l’avete vissuto) da voi?

R – Personalmente sono stata fortunata a livello lavorativo perché quando ho capito di essere bisessuale ero libera professionista, quindi ho avuto tutto il tempo necessario per accettare il mio orientamento senza dovermi confrontare con un ambiente di lavoro potenzialmente ostile. In seguito, la mia prima esperienza lavorativa in un’azienda è stata nel Regno Unito, dove mi sono dichiarata fin da subito e non ho avuto alcun problema. Una volta rientrata in Italia, ho deciso che anche nell’azienda presso cui lavoro attualmente non avrei tenuto nascosta la mia bisessualità e la mia relazione. I miei colleghi hanno avuto fin dall’inizio un atteggiamento molto aperto e inclusivo. Da parte mia, mi sono sempre mostrata disponibile a rispondere a qualsiasi tipo di domanda e quando ce n’è stata occasione questi scambi si sono sempre svolti in un clima leggero e ironico e nel rispetto di tutti. Spesso mi hanno ringraziata per averli aiutati a capire meglio degli aspetti che non erano del tutto chiari e a sciogliere alcuni dubbi. Ma so che, purtroppo, non tutti sono altrettanto fortunati. Uno dei rischi in cui incorrono le persone bisessuali che decidono di fare coming out al lavoro è che il loro orientamento sessuale non venga preso sul serio a causa della mancanza di informazione su queste tematiche o di essere inquadrate in un orientamento diverso (etero o omosessuale) a seconda del genere del loro partner attuale, andando in questo modo a invalidare l’identità della persona.

D – Tra le varie “lettere” e identità che compongono la comunità LGBT+, la “B” è quella che sembra avere meno visibilità. Come vi relazionate col resto della comunità?

R – I rapporti con il resto della comunità non sono sempre stati facili, anche se per fortuna da qualche anno a questa parte la situazione è molto migliorata. Per quanto sembri paradossale, spesso le persone omosessuali hanno verso di noi gli stessi pregiudizi che riscontriamo nel resto della società. Assistiamo purtroppo ancora a situazioni in cui una ragazza lesbica o un ragazzo gay decidono di non intraprendere una relazione con una persona bi o pan per paura che non potrà essere fedele o che alla lunga “sceglierà” una vita da eterosessuale per una questione di comodo. Tuttavia, da qualche anno a questa parte il resto della comunità ha fatto passi da gigante a livello di inclusione delle persone bi e pan, forse perché sono tematiche che vengono affrontate con maggior chiarezza e meno pregiudizi. Basti pensare anche solo alle serie TV, in cui sempre più spesso troviamo personaggi che hanno relazioni con persone di genere diverso senza che vengano attribuite loro connotazioni negative.

D – Quale consiglio dareste a chi si sta scoprendo bisessuale ora?

Il consiglio che mi sento di dare a chi si trova in questa situazione è di ascoltarsi molto, senza fare propri i pregiudizi morali che vengono dall’esterno. La fase più difficile del mio coming out è stata quella in cui sentivo una forte dissonanza tra quello che provavo io e le caratteristiche che venivano tradizionalmente associate alla bisessualità. Ho iniziato a stare meglio solo quando ho capito che provare attrazione per più generi non faceva automaticamente di me una persona poco corretta o incapace di avere una relazione di lunga durata. Un altro passo importante è confrontarsi con altre persone che possono capire quello che si sta passando, perché per quanto si possa temere che la propria situazione sia unica e che nessuno sia in grado di comprendere, non è affatto così. Grazie ai canali social di Bproud e alle storie pubblicate su Bproud risponde abbiamo aiutato molte persone a sentirsi meno sbagliate e meno sole nel loro percorso.

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Bproud