In questa intervista, Alice Redaelli (Presidente del CIG Arcigay Milano e volontaria del Gruppo Scuola) ci parla degli interventi di educazione alle differenze svolti nelle scuole secondarie di primo e secondo grado, a Milano e nella Città Metropolitana.

DTra i servizi offerti dal CIG Arcigay di Milano c’è quello di fare formazione nelle scuole a studentesse e studenti, docenti e genitori: a occuparsene è il Gruppo Scuola, che opera negli istituti secondari (medie e superiori) di Milano e provincia. Ci parleresti del Gruppo e delle sue attività principali? 

R – Il CIG Arcigay Milano è l’associazione di volontariato di Milano che promuove attività politiche, progetti culturali e servizi intorno alla comunità LGBTQIA+. I servizi offerti sono moltissimi – li trovate tutti illustrati sul sito www.arcigaymilano.org – e fra questi c’è appunto l’attività del Gruppo Scuola, attiva dal 1994, che si occupa di progettare e svolgere interventi di educazione alle differenze nelle scuole secondarie di primo e secondo grado a Milano e Città Metropolitana, con l’obiettivo di contrastare il bullismo omotransfobico e promuovere una cultura del rispetto e dell’accoglienza. Negli ultimi anni il Gruppo è cresciuto molto, ed è una cosa di cui siamo molto orgogliosi. Le persone volontarie, adeguatamente formate tramite un corso di formazione della durata di circa 8 mesi, oggi sono quasi 50 e solo lo scorso anno gli interventi a scuola sono stati 150.

DIl vostro raggio d’azione non si limita alle tematiche LGBTQIA+: quali sono gli argomenti che affrontate in aula? E qual è il feedback che ricevete da ragazze e ragazzi?

R – Gli interventi del Gruppo Scuola cercano di condurre chi ci ascolta alla scoperta dei concetti di identità e orientamento e alle tematiche LGBTQIA+, fornendo strumenti di comprensione e conoscenza e approfondendo poi temi che vengono ritenuti di particolare interesse o che suscitano curiosità e domande. Infatti, soprattutto per le persone studenti più grandi, lasciamo anche che siano loro a portare l’incontro su temi che possono interessarli, pur rimanendo nei binari dello scopo della sensibilizzazione. Per esempio, ci sono temi che emergono fortemente grazie alla cronaca, come è stato per le unioni civili, per la legge contro l’omotransfobia o per le famiglie arcobaleno. Più in generale parliamo di stereotipi e pregiudizi, sempre in un clima informale e aperto, così da poter scardinare la base di quello che può condurre ad atti di bullismo e discriminazione.

Il feedback è sempre generalmente positivo, sia dalle persone studenti sia dagli insegnanti. Alcuni incontri possono essere più difficili, a volte anche svolti con qualche ostilità, ma quello che resta alla fine è sempre un grande senso di curiosità e interesse. Ricordo bene per esempio un incontro in cui un gruppetto di ragazzi, che erano stati ostili e oppositivi per tutta la durata dell’iniziativa, poi sono stati i primi ad avvicinarsi a noi perché volevano continuare a saperne di più.

DCome dicevamo sopra, il Gruppo Scuola forma anche i genitori. Quali consigli date a chi, a casa, si trova a dover rispondere alle curiosità dei propri figli su orientamento sessuale e identità di genere? Come si può rispondere nel modo più adeguato alla loro età?

R – Il Gruppo Scuola organizza su richiesta anche incontri formativi per adulti, come insegnanti, educatori e personale scolastico, ed è successo in passato di avere incontri con i genitori. Generalmente per esempio, soprattutto in scuole che vogliono introdurre le nostre attività per la prima volta, succede che si organizzi un incontro con i genitori in modo da poter rispondere anche alle loro domande, sia sui temi affrontati sia sulle nostre attività. Le cose principali che emergono dagli adulti sono due: una mancanza di informazioni e strumenti di comprensione e una grande paura di fondo per i propri figli. Alla prima si riesce a sopperire con un po’ di pazienza facendo appunto formazione e fornendo materiali e fonti adeguate; il secondo punto riguarda essenzialmente i genitori di persone LGBTQIA+, che, anche in maniera non del tutto cosciente, sono spesso attraversati dalla paura che la propria persona figlia venga additata, ostracizzata o peggio, e che essenzialmente rimanga sola e non possa essere felice. La cosa più importante è cercare di far comprendere loro questo: le persone LGBTQIA+ possono essere felici, genitori state tranquilli! La cosa che aiuta più di tutte è proprio la presenza delle persone volontarie e i racconti delle loro esperienze e vite: attraverso l’esempio – e con un po’ di tempo – spesso si superano molte resistenze. In più, qualora necessitino di un supporto più approfondito, vengono illustrati i servizi dell’associazione come la helpline Pronto o il servizio di counseling, così come le attività di associazioni amiche come Agedo.

D Visto che non c’è un obbligo di legge al riguardo, non tutte le scuole prevedono un percorso di educazione affettiva interna. Come dovrebbe muoversi la famiglia o l’istituto che volesse aderire alle vostre formazioni?

RPer organizzare un incontro è sufficiente contattare direttamente il Gruppo Scuola tramite l’indirizzo email scuola@arcigaymilano.org per accordarsi su modalità e tempi del progetto. La nostra segreteria risponderà inviando delle proposte formative e chiedendo qualche informazione per poi procedere con l’organizzazione. Ogni anno ci contattano scuole nuove, spesso tramite gli insegnanti o i dirigenti scolastici, mentre ce ne sono alcune che ormai sono appuntamenti fissi e ci hanno inserito nel PTOF (Piano Triennale dell’Offerta Formativa).

D Vi è mai capitato di trovare un clima ostile al vostro operato negli istituti e/o da parte delle famiglie? E, se sì, come avete agito?

R – Succede di condurre incontri in classe in climi freddi o ostili, anche se sono sicuramente una parte minoritaria per la nostra esperienza recente. In generale le persone studenti sono attente e curiose, ma questo non significa che non abbiano resistenze da affrontare o atteggiamenti che possano essere complessi. Spesso queste resistenze si superano, anche se non sempre con facilità, grazie alla formazione completa che hanno le persone volontarie che fornisce loro strumenti di gestione appropriati facilitando il dialogo.

Per quanto riguarda le famiglie sono adeguatamente informate dalla scuola delle nostre attività e è successo molto di rado che si opponessero o lamentassero, se non in casi sporadici. Facciamo comunque sempre presente la nostra disponibilità ad incontri conoscitivi, e crediamo che la nostra trasparenza sia un punto di forza oltre che lo strumento più efficace per rispondere alle loro paure.