E’uscito sul numero 1/2015 de L’IMPRESA un articolo di Andrea Notarnicola Cociani, in cui si parla di pregiudizi e stereotipi che impediscono alle organizzazioni di utilizzare al meglio tutto il potenziale a disposizione, frenandone la crescita nel mercato globale.

Qui un passaggio dell’articolo.

Chi segna il passo in Italia.
Nel 2014 Sda Bocconi ha presentato una survey realizzata dal Diversity Management Lab: solo il 23% delle imprese italiane mette in campo pratiche organizzative per l’inclusione.
In questo quadro collochiamo il coraggioso percorso scelto in Italia da un collettivo di aziende prestigiose, associate a Parks, per la costruzione di una cultura di inclusione globale che consideri
anche la più ostica delle tematiche per il contesto sociale italiano: queste aziende hanno scelto di lavorare su una piattaforma di innovazione per il paese ovvero l’inclusione delle persone gay, lesbiche, bisessualie transessuali (Glbt, nell’acronimo correntemente utilizzato dagli organismi internazionali,
dalle aziende e dalle organizzazioni impegnate nei processi di equality). Queste imprese, con le loro pratiche di gestione del personale, hanno accettato di stare sul tema anticipando il legislatore e la politica nazionale attraverso il riconoscimento di trattamenti e diritti già riconosciuti in gran parte dei paesi democratici. Esse inoltre, ed è la parte più importante del processo, hanno avviato nel 2014 un lavoro culturale sui pregiudizi consci e inconsci presenti nella cultura sociale, proprio perché convinte dello scarso valore di una prescrizione generica di rispetto “per i diversi” imposta dall’alto: si tratta di cogliere bisogni, vissuti e opportunità, anche in termini di business. Sono soci di Parks: Ikea, Ibm, Microsoft, Barilla, Deutsche Bank, Telecom Italia, Johnson&Johnson, Clifford Chance, Citi, Consoft Sistemi, Lexellent, Lilly, Roche, Linklaters, Costa, Newton, Barclays, Vectore l’Associazione Italiana Direttori del Personale.

Qui l’articolo.

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