Corriere della Sera, 19 novembre 2013, pagina 20.
Di Elena Tebano.

“In mancanza di una legge che regoli i diritti delle coppie omosessuali a livello nazionale, sono sempre di più le aziende che decidono di trattare i dipendenti gay e lesbiche come quelli eterosessuali. L’ultima in ordine di tempo è la Servizi Italia, che fornisce servizi ospedalieri: darà la licenza di matrimonio anche ai lavoratori che si sposano all’estero con una persona dello stesso sesso. Lo prevede un accordo appena firmato con Filtcem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil territoriali e che riguarda la sede di Castellina di Soragna (Parma).«La proposta è arrivata dai sindacati, in particolare dalla Cgil, e noi l’abbiamo accolta convintamente — spiega Simona Campanini, direttore delle Risorse Umane —. Il tema delle pari opportunità nel nostro Paese è ancora aperto: questo accordo è un piccolo passo».
Una simile intesa era già stata firmata a luglio dalla Call & Call, società di call center con sei sedi in tutta Italia e 2.500 lavoratori: ha concesso 15 giorni di assenza retribuita a un’impiegata che ha celebrato un’unione civile in Germania con la compagna italiana.
Lo stesso ha fatto di recente Telecom, sempre per le nozze di due ragazze (Telecom è anche tra i soci di Parks – Liberi e Uguali, associazione no profit che aiuta le aziende a garantire pari opportunità ai dipendenti lgbt).
Intanto Ikea, da circa un anno, equipara le coppie di fatto ai coniugi. Per loro, oltre al viaggio di nozze, sono previsti permessi per motivi di famiglia, anche per occuparsi dei figli non biologici, sconti dipendenti e l’uso dell’auto aziendale. Per vedersi riconosciuti i benefit coniugali basta presentare il certificato di matrimonio contratto all’estero, oppure quello del registro delle unioni civili (per i Comuni che ce l’hanno) o infine il certificato anagrafico di convivenza. Finora lo hanno fatto 133 dipendenti che si sono «uniti» in una coppia di fatto. Di questi, tre — due a Milano e uno a Bologna — sono gay.”