donnamodernaAnche se mancano ancora leggi specifiche, in Italia ci sono multinazionali e piccole imprese che hanno riconosciuto uguali diritti a coppie di etero e di omosessuali. Con vantaggio per tutti. Perché, se i dipendenti sono sereni, offrono il meglio del loro talento. 

Nel settimanale “Donna Moderna” c’è un articolo di Giampaolo Cerri in cui si parla di Parks e delle sue aziende socie, con interviste a Andrea Rubera di Telecom Italia, Andrea Buttà di Vector SpA e Lorenza Poletto di Microsoft Italia.

Ne riportiamo un pezzo:

Non hanno aspettato. Alcune aziende italiane hanno riconosciuto il matrimonio contratto all’estero o la semplice convivenza fra persone dello stesso sesso, equiparandoli per congedi e benefit alle unioni che altri dipendenti hanno celebrato davanti a un prete o a un sindaco. Una piccola rivoluzione arcobaleno che non ha atteso un referendum o una sentenza della Corte Suprema come è successo in Irlanda o negli Stati Uniti. Da noi c’è un disegno di legge, però è incagliato in Parlamento. A darsi da fare sono state filiali di multinazionali ma anche piccole e medie aziende, e persino Università come quella di Bologna, tutte fieramente dalla parte degli LGBT, ovvero di lesbiche, gay, bisessuali e transgender.

L’associazione Parks, guidata dal Direttore Esecutivo Igor Suran, ne raggruppa 25 e realizza un Index che misura quanto l’azienda sia a misura di gay, lesbica o transessuale. L’ultima edizione dell’Index ha premiato Telecom come azienda più amica dei gay. Il risultato è stato ottenuto grazie all’impegno di Fabio Galluccio, diversity manager che, nell’area delle risorse umane interviene su tutte le differenze, dalla disabilità al genere all’orientamento sessuale, per evitare esclusioni e discriminazioni.

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“Non è la prima volta che il welfare aziendale anticipa quello statale, confermando come la società sia più avanti della politica”, osserva la sociologa Chiara Saraceno. Una strada che resta lunga. “La sfida oggi è puntare a un’inclusione piena” sottolinea Paolo Iacci – vicepresidente di AIDP (Associazione direttori del personale) e Presidente del Comitato Scientifico di Parks – “non si possono avere collaboratori che sprecano energie mentali a difendersi con le bugie dall’ambiente circostante”

 

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